Una visione per

il Mercato Coperto

Chi governa oggi la città e anche chi si candiderà a prenderne il posto dal prossimo autunno dovrebbe prendere sul serio il fatto che migliaia di persone si siano attivate in poche ore e in modo così accorato a difesa del Mercato Coperto. Non si tratta di definire semplicemente le sorti di una struttura architettonica e di una realtà commerciale, ma di capire quale ruolo possa ancora avere all’interno della città e della comunità.

Un mercato – quando è un luogo vitale – rappresenta il territorio, è un’istantanea che narra i prodotti, i sapori, i profumi, le geografie, gli usi e costumi, le tradizioni, i saperi e un’identità che è unica. Si tratta di un valore incommensurabile, un patrimonio che va protetto e che oggi può sostenere la sfida di quel ritorno alla natura necessario all’esistenza degli esseri umani, inteso come recupero e valorizzazione di ciò che la nostra Terra produce: ciò incide in modo significativo sulla gestione dei territori, sull’economia, sulla salute, attraverso l’applicazione di quei principi dell’economia circolare che non possono e non devono essere troppo distanti dalla cultura, intesa come qualità di vita nel suo complesso, per poter funzionare.

È questo che è mancato nella cura di quel luogo negli ultimi anni e che manca nella proposta banale e semplicistica di farne un ulteriore supermercato. Manca la consapevolezza del perché quel luogo è nato (le venderigole che stavano a cuore a Sara Davis) e di cosa potrebbe diventare. In tante città italiane ed europee il Mercato del cibo è anche il Mercato del cuore, custode della memoria collettiva di un territorio, luogo privilegiato di condivisione, incontri e scambi di idee e innovazioni, ma anche partecipazione alla costruzione di una società maggiormente consapevole e attiva.

Il Mercato, inteso anche come luogo delle idee da “pensare insieme”, è fondamentale per ogni sfida green a cui siamo chiamati: è il sistema socio-economico più intelligente ed ambizioso per la prosperità collettiva, dove è possibile realizzare soluzioni condivise il cui valore non sta solo nel mero fatturato, ma nella costruzione della Città come Impresa collettiva.

Per questo il Mercato Coperto deve riappropriarsi della sua funzione primitiva con una nuova veste determinata da alleanze e specificità, competenze e creatività, trasformandosi in un laboratorio di immaginazione civica per dare corpo ad altre trasformazioni, con ripercussioni positive per il quartiere e modello per altri edifici e aree urbane.

In questo le istituzioni hanno un ruolo importante, per far sì che il Mercato Coperto possa diventare anche il punto di riferimento privilegiato per la costruzione di una nuova cittadinanza urbana: spazi aperti e attraversabili, dedicati alla socialità formale e informale, per fare acquisti e fare uno spuntino, ma anche casa di associazioni e gruppi, per far lavorare insieme giovani e meno giovani. Luogo poroso di dialogo, conoscenza e ibridazione, occasione per ripensare il valore e la funzione dello spazio pubblico, favorendo anche la rinascita di altre iniziative di commercio di prossimità.

È importante iniziare – a partire dalla riflessione sul futuro del Mercato Coperto – un nuovo stile della politica come partecipazione al bene comune, un dialogo tra cittadini, istituzioni, operatori economici presenti e futuri, tecnici, sulla rigenerazione intesa come generazione di nuovi obiettivi di sviluppo, buone pratiche.

Servono idee da condividere, da mettere in atto in tempi diversi in modo da poter nel frattempo correggerne l’applicazione e la sperimentazione attraverso il motto: imparare dal fare, ripensando anche i grandi progetti a partire da piccoli gesti.

Il rivoluzionario edificio del Mercato Coperto è un dono che ci viene dal passato che non deve venir modificato nel suo essere espressione di una comunità e del suo territorio, per rispetto a quel gesto gentile e come atto di giustizia tra generazioni. Non sprechiamolo.

Lucia Krasovec-Lucas

Francesco Russo

Associazione Punto Franco